Europe et international

Europe de demain:

Au XXe siècle, il y aura une nation extraordinaire.
Cette nation sera grande ce qui ne l’empêchera pas d’être libre
Elle sera illustre, riche, pensante, pacifique, cordiale.
Cette nation : elle s’appellera l’Europe

Au prochain siècle, elle déploiera ses deux ailes, faites l’une de liberté, l’autre de volonté.
Un jour viendra où les armes vous tomberont des mains.
Un jour viendra où la guerre paraîtra aussi absurde et sera aussi impossible entre Paris et Londres, entre Petersbourg et Berlin, entre Vienne et Turin, qu’elle serait impossible et
qu’elle paraîtrait absurde aujourd’hui entre Rouen et Amiens.

Discours d’ouverture du Congrès de la Paix, le 21 août 1849; Victor Hugo

Le premier pays à avoir été sollicité pour organiser une défense européenne des intérêts des petits entrepreneurs et indépendants a été l’Italie, invitée par la porteuse de projet, Brigitte Vitale, à travailler sur la création d’une “multinationale de petits patrons”, qui inclut notre C.N.D.D.


Francia, 23/03/2019,

LETTERA APERTA AI NOSTRI AMICI PROFESSORI, (ex) IMPRENDITORI, ASSOCIAZIONI, ENTI VARI…..

Stiamo costituendo (fase finale) in Francia una CIC ( Community Interest Company) o, in francese, una società cooperativa di interesse collettivo (SCIC) per dare protezione sociale, servizi e lavoro ai piccoli imprenditori, lavoratori indipendenti, e tutte le professioni messe a male dalla crisi internazionale.

A i nostri amici italiani, le nostre porte sono aperte per dare una connotazione internazionale al nostro imminente progetto sul quale abbiamo lavorato con avvocati, commercialisti, imprenditori, professori, assicuratori, medici, ecc….da oltre 18 mesi ( brigitte.vitale@aidentreprise.fr per chi volesse saperene di più) e estendere la SCIC in costituzione verso una SCE (Società Cooperativa Europea) perché durante questo ultimo anno, ascoltando gli interventi del Sig. Sergio Bramini, grazie a scambi con le Sig.re Wally Bonvicini e Simona Pedrazzini (Piccoli Imprenditori e Suicidi di Stato), tramite dirette TV italiane con il Professore Valerio Malvezzi e Fabio Conditi,  e parlando con tanti altri in Italia che ci seguono e scrivono ogni giorno, abbiamo scoperto che le nostre realtà sono identiche: dell’ intraprendere, oggi, si muore.

Noi, fondatori, siamo piccoli (ex) imprenditori o liberi professionnisti, vittime e non attori delle leggi di mercato finanziario, anche se lo statuto della SCE è quello di  una multinazionale.

Abbiamo deciso di  mettere in piedi un organizzazione a livello umano, adeguato alle nostre esigenze, capace di dare un’alternativa alla morte o alla schiavitu’ del 99% contro quest’1% che decide per noi.

Vogliamo coinvolgere il “piccolo”, quindi partiamo da voi, da noi…da quelle persone senza speranza e senza lavoro o che teme per il futuro della sua attività imprenditoriale.

Abbiamo la pretesa di volere cambiare questa scandalosa realtà  attraverso il modello economico dell’ ESS ( Economia Sociale e Solidale): non lavoriamo più per il lucro ma, in modo solidale,  per la dignità di ognuno di noi.

L’idea è che anche i “piccoli” possono fare grandi cose e pensiamo che se l’Europa va male, tocca alle piccole imprese muoversi di concerto, andando a cercare l’aiuto necessario dove esiste invece di aspettare cambiamenti che soltanto loro possono attuare.

Come può l’economia essere sociale e solidale?

Diversa è invece l’Economia sociale e solidale (ESS), priva di alcuna menzione o riconoscimento nei Trattati europei, affermatasi in Francia e in alcuni paesi dell’America latina.
Questa economia diventa sociale perché capace di esprimere, in positivo, il divenire delle relazioni tra gli individui, i quali concludono transazioni governate dal paradigma della reciprocità , nel senso che un soggetto agisce a favore di un altro non per la pretesa di una ricompensa ma per l’aspettativa che anche un altro soggetto in futuro agisca a suo favore, direttamente, o indirettamente; questo sembra poter accadere spontaneamente quando le persone agiscono a favore dello stesso interesse generale – recte: il ” Comune ” -. E’ un’economia della società , nel senso che si fonda sulle relazioni sociali tenute insieme dai doveri di solidarietà : è come se gli individui (soggetti) legati da un interesse generale (oggetto) riuscissero a riemergere in una dimensione anche soggettivamente pubblicistica, capace di andare oltre i diritti e gli interessi dei singoli (se ne veda la definizione nel Dizionario dell’altra economia a cura di J.L. Laville e A.D. Cattani). Questo processo di consolidamento della società civile in un polo sostanzialmente pubblicistico intende condurre al cambiamento sociale attraverso l’innovazione delle pratiche con cui si realizza la socialità . Si respinge dunque l’idea di voler affrontare la nuova ” questione sociale ” attraverso strumenti rimediali, cioè meramente riparatori.

L’ESS, pertanto, non si presta ad essere ridotta al c.d. terzo settore, né tantomeno può essere definita in chiave unicamente soggettiva, cioè limitandosi a ricavarne i confini dagli statuti dei soggetti, quali associazioni fondazioni o cooperative che almeno formalmente non operano per fini di lucro, sebbene spesso nella realtà sembrino essersi ben adattati agli schemi d’azione tipici degli attori dell’economia di mercato.
In definitiva, l’ESS funziona in modo tale da risultare perfetta per la realizzazione dell’interesse generale, ovvero del ” Comune ” .

https://www.labsus.org/2016/12/economia-sociale-e-solidale-come-economia-della-societa/

Le Community Interest Companies sono un nuovo tipo di società a responsabilità limitata per persone che desiderano costituire imprese con uno scopo sociale, o che esercitino attività a beneficio della comunità.

La Community Interest Company si è dimostrata un modello attraente per una vasta gamma di persone e organizzazioni che desiderano partecipare a imprese sociali. Le Community Interest Companies sono un veicolo utile per aziende di qualsiasi dimensione da un progetto di cura della piccola comunità sino a una grande organizzazione internazionale che opera nel fair trade.

Le Community Interest Companies sono una forma giuridica utile per lo svolgimento di attività locali, realizzazione e gestione di spazi comuni, così come per la vendita di beni e servizi, direttamente al pubblico o tramite contratti con fornitori di servizi.

È importante comprendere il concetto di comunità, capire come può rappresentare tutta la popolazione o anche una sola parte di essa, come i residenti di una particolare area o un gruppo di persone. Una Community Interest Company non può essere utilizzata esclusivamente per un vantaggio finanziario di un gruppo di persone, per scopi politici, o a beneficio dei dipendenti, dirigenti o membri del una singola organizzazione.

Poiché le Community Interest Companies hanno l’obiettivo di utilizzare il patrimonio, il reddito e i profitti per il beneficio della comunità di riferimento, sono soggette a un ‘blocco degli asset’ che garantisce che i beni sono conservati all’interno dell’azienda a sostegno delle sue attività o altrimenti utilizzati a beneficio della Comunità.

In Francia, la SCIC associa intorno allo stesso progetto molteplici stakeholder: dipendenti, agricoltori, beneficiari, volontari, utenti, autorità pubbliche, imprese, associazioni, privati ​​… tutti i tipi di beneficiari e persone interessate a vario titolo;

  • Produce beni o servizi che soddisfano le esigenze collettive di un territorio con la migliore allocazione possibile delle proprie risorse economiche e sociali;
  • Soddisfa le norme sulla cooperazione: partecipazione di tutti i soggetti alla vita associativa e alle scelte strategiche e gestionali della società secondo principio democratico 1 persona = 1 voto, mantenimento degli utili in impresa come riserve indivisibili che assicurano l’autonomia e la sostenibilità;
  • Adotta la forma di altre società a responsabilità limitata, funziona come qualsiasi attività soggetta ai requisiti di buona gestione e di innovazione;
  • È parte di una logica di sviluppo locale e sostenibile ancorata in un territorio, e sostiene l’azione di prossimità e messa in rete di attori nello stesso ambito di lavoro;
  • Presenta un interesse collettivo e di utilità sociale garantisce l’organizzazione di tutti gli attori attraverso l’ascolto e il dialogo, attraverso un dibattito democratico e attività formativa rivolta alla cittadinanza, promuove i processi decisionali collettivi e garantendo con la sua vocazione di organizzazione senza scopo di lucro.

La SCIC ha introdotto in Francia la cooperazione multi-stakeholder che permette di coinvolgere:

  • I dipendenti della cooperativa (come in una cooperativa di produzione e lavoro);
  • Ogni individuo che desidera partecipare volontariamente alle attività (come in un’associazione);
  • Gli utenti abituali e quelli che beneficiano delle attività della cooperativa (come in una cooperativa di consumo);
  • Ogni persona fisica o giuridica di diritto privato che intende contribuire direttamente, attraverso il proprio lavoro o mediante conferimento in natura, in contanti, con l’ingegno o con qualsiasi altro mezzo, allo sviluppo della società cooperativa
  • Qualsiasi persona giuridica di diritto pubblico, nella misura in cui l’attività e gli interessi della SCIC operino nel suo settore di competenza (come in altre società con partenership pubblico-privato).

Tutte queste persone possono essere coinvolte nel capitale della cooperativa. In qualità di partner, tutti partecipano in gruppo decisionale attraverso l’Assemblea Generale della cooperativa che nomina gli amministratori e i funzionari della cooperativa. L’Assemblea può facoltativamente costituire collegi di voto in sottogruppi al fine di ponderare i voti.

La Società cooperativa europea (SCE) è un tipo di società caratterizzata da scopo mutualistico che affianca in ambito di società europee quella definita come Società europea. Le società europee sono regolate dal regolamento europeo No 2157/2001 dell’8 ottobre 2001.

A livello europeo è regolamentata da:

Regolamento (CE) 1435/2003 del Consiglio, del 22 luglio 2003, relativo allo statuto della società cooperativa europea[2];

Direttiva 2003/72/CE del Consiglio, del 22 luglio 2003, che specifica nello statuto della società cooperativa europea il coinvolgimento dei lavoratori e successive rettifiche.

La SCE può essere costituita nei modi seguenti:

  • da almeno cinque persone fisiche residenti in almeno due stati membri;
  • da almeno cinque persone fisiche e società ai sensi dell’articolo 48, secondo comma, del trattato, nonché da altre entità giuridiche di diritto pubblico o privato, costituite conformemente alla legge di uno Stato membro e che abbiano la sede sociale in almeno due Stati membri diversi o siano soggette alla legge di almeno due Stati membri diversi;
  • da società ai sensi dell’articolo 48, secondo comma, del trattato e altre entità giuridiche di diritto pubblico o privato costituite conformemente alla legge di uno Stato membro che siano soggette alla giurisdizione di almeno due Stati membri diversi;
  • mediante fusione di cooperative costituite secondo la legge di uno Stato membro e aventi la sede sociale e l’amministrazione centrale nella Comunità, se almeno due di esse sono sog#”30051001″gette alla legge di Stati membri diversi;
  • mediante trasformazione di una cooperativa, costituita secondo la legge di uno Stato membro ed avente la sede sociale e l’amministrazione centrale nella Comunità, se ha da almeno due anni una filiazione o una succursale soggetti alla legge di un altro Stato membro

EUR-Lex – l26018 – EN – EUR-Lex

Le modalità relative al coinvolgimento dei lavoratori (informazione, consultazione e partecipazione) devono essere stabilite in ogni SCE. Per la definizione di tali modalità, le norme nazionali del

https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=LEGISSUM%3Al26018